domenica 24 maggio 2009

Concentrarsi sulla sopravvivenza: in memoria di Zhao Tielin (1948-2009)


Questa sera, mentre camminavo in uno hutong nei pressi di piazza Tiananmen di ritorno dal concerto pechinese di Ennio Morricone, mi è capitato di passare di fronte ad un ristorante che solitamente funge da ritrovo per alcuni fotografi ed artisti cinesi. E’ stato proprio intorno ad uno di quei tavoli che poco più di un anno fa ho avuto modo di conoscere Zhao Tielin, uno dei più importanti fotografi cinesi contemporanei, noto al grande pubblico soprattutto per una serie di opere sull’argomento della prostituzione, la più famosa delle quali è probabilmente il volume “Concentrarsi sulla sopravvivenza”. Dal momento che nelle scorse settimane su internet avevo letto voci allarmanti sulla salute di Zhao Tielin, mi sono fermato a chiedere informazioni al padrone del locale ed è stato così che sono venuto a sapere che egli si è spento la scorsa settimana in seguito ad una lunga malattia.


Nato nel 1948, l’anno precedente la fondazione delle Repubblica Popolare Cinese, da due alti quadri del Partito Comunista, Zhao Tielin ha attraversato le stesse crisi e le stesse tribolazioni che hanno colpito un’intera generazione di cinesi. Alla fine degli anni Cinquanta ha assistito alla caduta politica del padre, personaggio importante nell’establishment dell’esercito. Durante la Rivoluzione Culturale, ha vissuto la tragedia del suicidio della madre, sottoposta a continue campagne di critica e denuncia. Alla fine degli anni Sessanta è dovuto partire per la campagna dello Henan, anche allora una delle regioni più arretrate del paese, ove è rimasto per più di dieci anni svolgendo i lavori più umili. Una volta rientrato a Pechino alla fine degli anni Settanta, è riuscito a superare l’esame di ammissione all’Istituto Aeronautico di Pechino dove ha proseguito gli studi nel campo dell’automazione industriale, solamente per rendersi conto dopo la laurea di essere già troppo vecchio e di non poter competere con i laureati più giovani. Alla fine degli anni Ottanta, avvalendosi del prestigio del padre, le cui fortune politiche avevano avuto una svolta per il meglio con la fine della Rivoluzione Culturale, ha deciso di “gettarsi nel mare” degli affari aprendo due imprese tecnologiche, una a Zhengzhou nello Henan ed un’altra ad Haikou sull’isola di Hainan, le quali però sarebbero fallite miseramente dopo qualche anno.


A quarantasei anni, senza un soldo e senza un lavoro, Zhao Tielin si è trovato a dipendere economicamente da quello che per anni per lui era stato solamente un hobby: la fotografia. In particolare, un soggetto privilegiato dei suoi lavori erano le prostitute che lavoravano nei locali dell’isola, le quali lo contattavano spesso per commissionargli dei ritratti che poi finivano per decorare le pareti delle loro stanze. Negli anni in cui era stato impegnato a porre le basi per la sua attività imprenditoriale ad Hainan, Zhao Tielin aveva avuto modo di conoscere molte di queste ragazze, in quanto si trovava spesso a dover invitare a cena quadri e banchieri del posto, personaggi che potevano garantirgli un fondamentale sostegno nei suoi affari. Generalmente i loro incontri si svolgevano nei locali e nelle sale da ballo di Haikou, luoghi frequentati da quelle che allora come oggi venivano definite “donne da bar”, ragazze di bell’aspetto provenienti da tutta la Cina, attirate ad Hainan dal miraggio di un buon lavoro e di un facile guadagno.


E’ stato allora, di fronte al suo fallimento come imprenditore e all’ennesima crisi della sua esistenza, che Zhao Tielin ha deciso di dare una nuova inattesa svolta alla sua vita, intraprendendo la carriera artistica e dedicando il proprio lavoro fotografico all’indagine sociale sul problema della prostituzione. Il suo percorso si è intrecciato in maniera sempre più stretta con quello di un folto gruppo di ragazze che erano giunte dalle campagne di tutta la Cina con molte speranze e che alla fine si erano trovate a vendere il proprio corpo per sopravvivere. Per alcuni anni Zhao Tielin ha passato intere giornate con loro, ha vissuto negli stessi luoghi, le ha fotografate, ci ha conversato, ha ascoltato le loro storie ed i loro problemi e le ha accompagnate quando occasionalmente tornavano ai loro villaggi natali. La sua penna e l’obiettivo della sua macchina fotografica hanno poi raccontato al mondo il dramma quotidiano di queste giovani donne e i retroscena più oscuri di una società in transizione.


Per commemorare Zhao Tielin, qui di seguito ripropongo una sua intervista che ho registrato a Pechino nel maggio del 2008. In essa vengono toccati alcuni dei punti chiave della vita e dell’opera di questo autore: la sua storia personale, le ragioni dell’interesse verso la questione sociale delle prostitute, il metodo della ricerca sul campo,l’importanza della storia, il valore della fotografia come testimonianza. Il ritratto che ne emerge è quello di un intellettuale cinese moderno, un autore in grado di sfruttare tutti gli spazi a sua disposizione per portare avanti una critica sociale corrosiva senza mai valicare i limiti impliciti stabiliti dal sistema politico. Eppure, interrogato su questo punto, Zhao Tielin è stato molto chiaro: la storia è la storia, nessun individuo può cambiarla, tantomeno lo scrittore con le sue opere. Questo fatalismo di fondo, la fiducia nelle forze impersonali della storia e la convinzione che la fotografia possa avere al massimo un valore testimoniale per i posteri, non hanno tuttavia impedito a Zhao Tielin di dare un contributo fondamentale alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica cinese sui drammi della prostituzione e dell’emarginazione sociale in un paese in cui, per usare le sue parole, l’importanza del denaro è tale che “si ride dei poveri ma non delle prostitute”.



Come prima cosa, potrebbe brevemente raccontarci come Zhao Tielin è diventato Zhao Tielin? Quali sono state le esperienze fondamentali che l’hanno portata ad essere quello che è?

Sono nato nel 1948, nel periodo in cui in Cina c’era ancora la guerra civile tra il Partito Nazionalista e il Partito Comunista. Sono nato sul campo di battaglia. I miei genitori erano entrambi militari del Partito Comunista ed io teoricamente avrei dovuto beneficiare di questo stato di cose, ma alcuni anni dopo la Liberazione, precisamente il 17 settembre del 1959, sul Quotidiano del Popolo è apparso un articolo nel quale si riportava un’ordinanza del Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale Popolare con la quale mio padre veniva sollevato dal suo incarico perchè aveva commesso degli errori. Come conseguenza abbiamo dovuto lasciare gli strati superiori della società, quella parte della società che beneficiava della situazione. Poi c’è stata la Rivoluzione Culturale e mia madre, che poteva essere considerata un quadro dirigente, è stata sottoposta a sessioni di critica e lotta nella sua unità di lavoro e un giorno, non potendone più degli spietati pestaggi e delle umiliazioni, si è suicidata gettandosi in un fiume qui a Pechino. Allora aveva 43 anni. Da quel momento non ho più avuto nessun appoggio e allora sono partito per la campagna. Correvo da una parte all’altra del paese, cercando aiuto presso parenti e amici, ma nessuno di questi mi voleva accogliere, a causa dello sfondo politico della mia famiglia. Sono corso ovunque, poi alla fine mi sono fermato in campagna e sono diventato un contadino: coltivavo la terra, insegnavo alla scuola elementare, facevo lavori pesanti. Ho fatto il muratore, ho cotto mattoni, ho persino costruito case, quindi posso dire di aver fatto esperienza di molte cose. Dopo la fine della Rivoluzione Culturale, ho superato l’esame di ammissione all’università e sono entrato nell’Istituto Aeronautico di Pechino per studiare automazione industriale. Dopo aver studiato automazione sono rientrato nella corrente principale della società e nel mio dipartimento ricoprivo la carica di capufficio. Eppure presto mi sono reso conto che ormai ero invecchiato: tutti noi abbiamo sprecato dieci anni a causa della Rivoluzione Culturale, dieci anni passati a lavorare senza il tempo per studiare. Quando ho iniziato a frequentare l’università avevo già 29 anni e mi sono laureato a 33 anni, quando gli altri normalmente si laureano a 20 anni. Non c’era modo di competere con gli altri, e pertanto ho abbandonato il dipartimento e mi sono messo a fare indagini sulla società.

La sua vita ricalca in maniera fedele quella di un’intera generazione di cinesi. La generazione nata negli anni Cinquanta ha dovuto fare i conti con crisi pressochè continue: alla fine degli anni Cinquanta avete dovuto affrontare i tre anni di carestia dovuti al fallimento del Grande Balzo in Avanti, negli anni Sessanta siete stati coinvolti nella Rivoluzione Culturale, negli anni Settanta siete stati mandati in campagna per essere rieducati dai contadini. Quando poi siete tornati in città negli anni Ottanta eravate già avanti con l’età, non avevate ricevuto nessuna istruzione e non c’era lavoro a sufficienza per tutti, pertanto lo Stato ha deciso di mandare anticipatamente in pensione i vostri genitori e di farvi subentrare al loro posto nelle grandi imprese statali, solamente per poi licenziarvi negli anni Novanta in seguito alle grandi riforme del sistema industriale. Per queste ragioni molti vi definiscono una “generazione perduta”. Lei cosa pensa di questa definizione?

Questa definizione è superficiale. La Cina è un paese molto complicato, completamente diverso dai paesi europei e dall’Italia. Per diversi millenni la Cina ha avuto un sistema politico in cui l’imperatore era al centro e solamente ora sta gradualmente trasformandosi in una società civile. Ora siamo nel mezzo di questo processo di transizione, una transizione che sicuramente proseguirà e un giorno giungerà a compimento. Perchè è così? Da un lato ora noi abbiamo un sistema autoritario centralizzato, vale a dire che è l’autorità che gestisce lo Stato, ma allo stesso tempo sono state eliminate le differenze politiche nell’identità degli individui. In passato vi erano proprietari terrieri, contadini ricchi, controrivoluzionari, elementi di destra, e tutti questi appartenevano agli strati più bassi della società. Non importava se tu avessi commesso un errore o no, la società era comunque tenuta a discriminarti. E ora? Le identità politiche non esistono più e questo è già un passo avanti. Oggi in che modo si misurano le identità sociali degli individui? Si misurano in base alla logica del profitto economico, c’è una sola condizione, vale a dire se tu hai soldi o non ne hai. Basta avere dei soldi per innalzare la propria identità sociale, se non hai soldi la tua identità sociale è piuttosto bassa. In ogni caso si ha comunque la possibilità di scegliere: basta che tu sia intelligente, abbia le capacità di agire, sopporti la fatica e un giorno sicuramente un giorno avrai dei soldi.

Quindi ritiene che la sua generazione non sia affatto perduta, neppure da un punto di vista psicologico?

No, la nostra generazione non è assolutamente una generazione perduta. E’ la generazione che è nata negli anni Ottanta ad essere perduta, quelli che per l’incidente del Tibet attaccano il Carrefour. La nostra generazione si è trovata nel messo di enormi sommovimenti, è passata attraverso numerose esperienze sufficienti a far trovare alla gente il corretto modo di pensare. Ho letto molti libri, nell’educazione che abbiamo ricevuto c’è di tutto. Ora i giovani dicono che dovremmo boicottare il Carrefour e altre cose. Allora io ricordo loro una cosa: nel 1860 l’esercito anglo-francese ha dato fuoco al giardino imperiale Yuanmingyuan qui a Pechino, una cosa ben più grave della cosiddetta indipendenza del Tibet. Allora perchè non tagliare i rapporti diplomatici con l’Inghilterra e con la Francia? La storia è storia, il suo cambiamento non segue la volontà degli individui ed è questo il principio che noi a poco a poco abbiamo avuto chiaro. Quando noi eravamo giovani scendevamo in strada a manifestare fino a sera. Al tempo della guerra di Corea dovevamo attaccare i lupi selvaggi americani e l’educazione che allora ricevevamo ci diceva che in America vivevano lupi e non persone, che solo la Cina poteva salvare il mondo intero. In realtà noi non riuscivamo neppure a consumare un pasto decente, ma dovevamo comunque salvare il mondo intero. Cos’era tutto ciò? L’educazione che si riceveva a quell’epoca era davvero parziale, ma era questa la direzione in cui si muovevano le persone. Le esperienze che attraversi sono molte e allora nella tua mente si fa chiarezza. In questo modo ti raffreddi e riesci a capire che l’errore dei giovani di oggi è lo stesso che noi abbiamo commesso da giovani. Loro si limitano a commettere i nostri stessi errori. Il pregio della nostra generazione sta nell’avere sperimentato tutte le cose sperimentate dallo Stato, nell’aver visto tutte queste cose. Quei “piccoli giovani arrabbiati” (xiaofenqing) di oggi vanno a fare casino, non importa se per il Carrefour o questo o quello, ma in realtà questo cos’è? Nient’altro che una dimostrazione del fatto che loro sono molto infantili. Loro non sanno che tra il mondo occidentale ed il mondo orientale ancora oggi vi sono grandi differenze sostanziali. Ad esempio sui giornali stranieri puoi esprimere un punto di vista, si può controbattere e si può anche litigare; sui giornali cinesi non si può litigare, si può avere una voce sola. Questo come può essere uguale? E’ certamente differente. I giovani cinesi possono scegliere, possono fare delle scelte per quanto concerne l’aspetto economico, ma se il tuo punto di vista diverge da quello del potere politico dello Stato allora ti arrestano e ti definiscono “dissidente”. Però almeno possono scegliere la loro vita economica e il loro stile di vita. Quando eravamo giovani noi non potevamo neppure scegliere il nostro modo di vivere. Se ci innamoravamo e instauravamo un rapporto, venivamo immediatamente condannati: era una colpa che allora veniva definita come adulterio. E oggi chi viene imprigionato? Sicuramente non è possibile che gli studenti universitari vengano imprigionati. La Cina in questi decenni è davvero molto cambiata.

Riprendendo il filo della sua storia personale, dopo essersi laureato lei ha deciso di lasciar perdere una carriera nel campo dei suoi studi per svolgere delle indagini sociali. Può spiegarci le ragioni alla base di questa sua scelta?

La sete di conoscenza dei giovani è uguale in tutto il mondo. Quando ho iniziato a frequentare l’università, non pensavo assolutamente ad interessarmi di sociologia e ciò di cui avevo appena iniziato ad occuparmi erano le scienze e l’ingegneria. Tuttavia in seguito mi sono reso conto del fatto che per studiare queste cose ero già troppo vecchio e che non potevo già più ottenere risultati sorprendenti, quindi ho iniziato ad approfondire la società. Per studiare la società bisogna leggere molti libri e io ho letto di tutto, da Freud a Heidegger, inclusa la storia di molti paesi stranieri, tra cui l’Italia, Roma e l’Europa. Dopo aver letto così tanto, sentivo di avere un capitale alle mie spalle. Oltre a questo capitale avevo altre tre cose dalla mia parte: in primo luogo, avevo l’esperienza sociale, una cosa che non tutti hanno; in secondo luogo, avevo ottenuto attraverso lo studio le conoscenze che avrei dovuto avere; in terzo luogo avevo un mezzo per esprimermi. Mi chiedevo come esprimere le mie idee e mi dicevo che se avessi scritto articoli molto probabilmente non avrei potuto andare contro la volontà del centro, non avrei potuto scrivere come volevo e, ancora peggio, se avessi toccato argomenti sensibili i miei articoli con ogni probabilità non sarebbero mai stati pubblicati. Dunque come potevo fare? E’ stato allora che ho scelto l’arte, ho scelto di fotografare. Mi dicevo che così all’apparenza non avrei fatto alcuna analisi e i miei libri avrebbero potuto essere pubblicati, mentre se avessi fatto un’analisi esplicita i miei libri non sarebbero mai stati stampati. Quindi devi adattarti alla vita, devi adattarti alla società. Ora ci sono molti giovani che remano contro la società e alla fine finiscono in prigione. Anche se il loro modo di pensare non necessariamente è sbagliato, i loro metodi sono un po’ estremi e non si adattano molto alla Cina. Parlo di persone come Hu Jia.

Ha mai pensato che attraverso la fotografia avrebbe potuto contribuire alla risoluzione di certe problematiche sociali?

Io non posso cambiare la società. Pensa a Sima Qian, lo storico di corte dell’imperatore Wudi della dinastia Han: poteva forse egli influenzare l’imperatore? Certamente no. Come poteva questo grande storico realizzare se stesso? Egli non poteva arrivare a toccare l’imperatore, ma si limitava a registrare le cose. Io, in quanto persona comune del popolo, come potrei influenzare le politiche dello Stato? Almeno io ho conservato queste immagini della società, per far sì che i posteri possano vedere le cose così come sono sulle basi da noi poste.

Quindi le sue opere hanno essenzialmente la funzione di una testimonianza?

Non si può cambiare la società. In Cina c’è una società autoritaria, vale a dire che qui tutte le risorse sociali sono controllate dallo Stato. In questo modo la forza di un individuo è piena di vincoli, ma questo non significa che il singolo sia inutile. L’utilità sta nel fatto di approfittare delle cose che possono essere fatte per registrare quella che è la società, per lasciare alla società alcuni materiali. Lo scopo di tutti i miei libri è quello di lasciare qualche materiale alla società, dando così ai posteri almeno la possibilità di capire come vivevamo noi, gli uomini di quest’epoca. Già questo non è per niente semplice. La Cina ora sta attraversando un periodo di transizione sociale, se tu remi contro i superiori vieni messo in prigione ancora prima di cominciare. Questi giovani non hanno attraversato la Rivoluzione Culturale, non sanno che nella Rivoluzione Culturale quelli che l’avevano seguita con maggior prontezza e maggior fedeltà alla fine sono finiti tutti in prigione: quando Nie Yuanzi, professoressa di filosofia dell’Università di Pechino, aveva scritto il primo dazibao, Mao Zedong era molto contento, ma alla fine lei è stata condannata. Quindi in Cina i comuni cittadini devono fare attenzione ad addentrarsi nel caos della politica: non è che non ci sia niente da fare, si tratta solo di adattarsi alle circostanze.

Una delle principali tematiche sociali di cui lei si è occupato è quella della prostituzione: qual è stato il percorso personale che lo ha portato ad affrontare questo argomento?

E’ piuttosto difficile da spiegare. Devi sapere che quando eravamo giovani i maschi e le femmine a scuola non si parlavano, ed era semplicemente impensabile che tu andassi con una ragazza, perchè questo sarebbe stato definito un atteggiamento non integro. Per queste ragioni, quando eravamo giovani ci siamo trovati a vivere in una società fondamentalmente chiusa, nella quale non era possibile neppure immaginare che ci piacesse una ragazza, perchè questo sarebbe stato un errore definito come “mentalità borghese”. Dopo l’avvio delle politiche di riforma ed apertura alla fine degli anni Settanta, sono andato nel sud della Cina e mi sono guardato intorno: com’era possibile che ci fossero così tante belle ragazze? Non avevo mai visto così tante ragazze, tutte molto giovani e molto belle, e quindi ero molto interessato. Prima nella mia mente non c’erano mai state donne, ma una volta entrato in quell’ambiente ho cominciato a pensare che si trattasse di un fenomeno che valeva la pena approfondire. Voglio dire, se in quel periodo mi fossi trovato in Italia, sicuramente non avrei approfondito questo problema, perchè lì dappertutto c’erano donne ed era anche possibile nuotare insieme. Nella Cina di una volta, i ragazzi e le ragazze non potevano neppure trovarsi nella stessa piscina. Come potevi entrare in contatto con una ragazza? Se tu prendevi la mano di una compagna, il giorno dopo venivi criticato dal professore, quindi non si può proprio immaginare com’era la nostra epoca. Come ha detto di me un mio amico dell’Accademia di Scienze sociali io sono “una vecchia casa che una volta che ha preso fuoco è difficile salvare”. Prima dell’apertura del paese non avevo mai visto queste cose. All’epoca non c’erano film stranieri ma solo film sovietici come “Proteggere Stalingrado” o “Lenin nel 1918”. Tutte le opere di allora erano lavori politici di estrema sinistra e in quelle circostanze non avevamo modo di venire a conoscenza dell’ambiente in cui le persone si sarebbero trovate a dover sopravvivere, era una cosa semplicemente impossibile. Non si può davvero immaginare come eravamo allora. Dal momento che mi piaceva la letteratura, spesso sono stato criticato dalla scuola. Quando frequentavo la scuola media sono stato criticato perchè avevo scritto un saggio intitolato “Acqua che scorre lentamente”: per loro era troppo lirico, un esempio di mentalità borghese. Dopo che in seguito alle politiche di riforma ed apertura le grandi porte un tempo proibite si sono spalancate, volevo andare ovunque a dare un’occhiata. Quando ho visto le ragazze cinesi che si servivano di simili metodi per risolvere la questione della propria sopravvivevenza, ho pensato di registrare questa cosa. Si tratta di un passo molto importante che prima o poi si rivelerà molto utile.

Concretamente quando ha cominciato le sue ricerche sull’argomento?

Nel 1990 sono andato sull’isola di Hainan nel sud della Cina per aprire un’azienda, ma l’affare non è andato bene e l’azienda è fallita. Io ho ricevuto un’educazione piuttosto forte nel pensiero tradizionale cinese, vale a dire che un uomo deve avere successo nei suoi affari. Ma in quali affari? E’ stato allora che ho cominciato ad occuparmi di questo, ed ho iniziato il lavoro sul quale oggi si basa la mia posizione sociale in Cina. Com’è cominciato il tutto? Quando si inizia ad occuparsi di commercio, bisogna intrattenere spesso dei rapporti con le banche e coltivare delle relazioni sociali, invitando delle persone in sale da ballo dove ci sono delle ragazze che ballano con loro. Allora ho chiesto a queste ragazze: come mai ballate con queste persone? Prendete dei soldi? Una mi ha risposto che prendeva 100 yuan. E dopo? Altri 200 yuan. Mi è sembrato strano e le ho chiesto della situazione della sua famiglia. Lei mi ha risposto che non si era ancora sposata e che la sua famiglia si trovava in una situazione difficile. Mi è sembrato davvero strano: com’era possibile che ci fossero ancora situazioni di questo tipo? Nel 1994 la mia azienda è fallita e allora quelle ragazze hanno iniziato a raccontarmi la verità: “noi tutte vi stiamo ingannando, siamo tutte sposate”. Poi sono venuto a sapere che avevano anche dei figli e che facevano questo mestiere per guadagnare dei soldi per mantenere le loro famiglie. Io ho detto loro: così non va bene, non dovete continuare ad ingannarmi e sono riuscito ad andare con loro nelle loro case nei villaggi di campagna. Sono passato di casa in casa e alla fine ho dimostrato che si trattava di un problema sociale molto grande. Il mio metodo di lavoro è stato quello che si definisce “ricerca sul campo”. Devi vivere insieme a queste ragazze, se vuoi cercare di capirle: c’era una casa ad un piano della quale vivevano dieci di queste ragazze e così ho affittato una stanza proprio lì e mi sono trovato a vivere a contatto con loro dalla mattina alla sera. Come andava con i loro fidanzati? Qual era la situazione delle loro famiglie? In questo modo dopo molto tempo sono riuscito a capire com’era la loro situazione. Solamente vivendo insieme a loro, vivendo completamente insieme a loro, questo materiale poteva risultare veritiero.

Lei ha passato molti anni a contatto con queste ragazze e in questo periodo sicuramente è venuto a conoscenza di un’infinità di storie ed ha assistito a molti drammi. Quali di queste storie l’hanno maggiormente coinvolta a livello emotivo?

Uno dei capitoli del mio ultimo libro [Tamen, NdC] si intitola “Una ragazza dalla tragica sorte vuole ritirarsi dal mondo: la storia di Xiao Li”. Sono stato per molto tempo in contatto con questa ragazza. Suo marito era morto nel 1992 a Chongqing: due banditi lo avevano avvicinato e con un coltello in pugno gli avevano intimato di consegnare i soldi e la vettura che utilizzava per il trasporto delle merci. Di fronte ad un rifiuto non hanno esitato ad ucciderlo. Dopo la morte del marito, questa donna e sua figlia non sapevano più in che modo tirare avanti e presto sono arrivati sull’isola di Hainan. Xiao Li non aveva cultura e si chiedeva come avrebbe fatto a vivere: è stato allora che ha iniziato a lavorare in uno di quei bordelli mascherati da barbiere. Successivamente ha vissuto un’altra esperienza tragica: un uomo sposato che si era innamorato di lei le aveva comprato un appartamento a Pechino, ma non molto tempo dopo era morto in un incidente stradale. Da quel momento Xiao Li si è convinta di essere perseguitata dalla malasorte. Ho passato molto tempo con questa ragazza e sono stato molte volte a casa sua in campagna. Lei crede molto nel buddhismo ed è convinta che la ragione per cui la sua vita è così sfortunata sia da trovare nel fatto che nella precedente esistenza non si è comportata bene e quindi ora viene punita.
In un altro capitolo del mio ultimo libro si parla di una ragazza che ha vissuto sempre con me, una tipica ragazza di campagna della provincia del Sichuan. Xiao Liu è nata sulle montagne, il suo fidanzato voleva sposarla ma non aveva soldi e non poteva farlo. La famiglia di lei disprezzava questo ragazzo e dopo che lui se ne è andato ad Hainan per lavorare lei lo ha presto seguito. Il risultato è stato che una volta sull’isola, Xiao Liu è stata scoperta da un uomo d’affari, il quale voleva che lei diventasse la sua governante. Alla fine i due sono andati a letto insieme, ma questo fatto in un certo qual modo ha cambiato il modo di pensare della ragazza, che ha deciso di lasciare il fidanzato. Non molto tempo dopo la moglie dell’uomo d’affari ha scoperto la loro storia e ha cacciato Xiao Liu di casa: da quel momento lei ha iniziato a lavorare in una sala da ballo. Dal momento che ho vissuto molto a lungo con questa ragazza, la descrizione che faccio della sua situazione è molto chiara. Oggi lei ha abbandonato questo settore, si è sposata, ha avuto una bambina ed ha aperto un ristorante. Le ragazze che svolgono questo lavoro alla fine spesso riescono ad ottenere un certo rimborso dalla società.
C’è poi un’altra ragazza, che si chiama AV. Lei era molto giovane, aveva appena 16 anni ed era una studentessa di scuola superiore. Dopo il divorzio dei genitori lei si è trovata a vivere con il padre, un tassista che era riuscito a fare qualche soldo. Il motivo del divorzio dei genitori stava nel fatto il padre si era portato a casa un’altra donna e la madre, incapace di convivere la situazione, lo aveva abbandonato. Alla ragazza piaceva molto pattinare e un ragazzo si è offerto di insegnarle la tecnica. Con il tempo tra loro si è sviluppato un rapporto morboso e alla fine hanno deciso di scappare insieme. Questo ragazzo malvagio ha portato AV in un villaggio che si chiama Miaocun ad Hainan e le ha detto: “Non abbiamo soldi, come possiamo fare?”. E’ stato allora che la ha spinta a diventare una prostituta, per un prezzo di 30 yuan al cliente. Questa vita era davvero tragica: ogni giorno doveva accompagnare molti clienti e per di più tutti i soldi le venivano portati via dal ragazzo che giocava d’azzardo. Erano tre le grandi difficoltà che questa ragazzina si trovava ad affrontare: in primo luogo la malavita locale, della quale necessitava della protezione; in secondo luogo i piccoli quadri che volevano approfittare sessualmente di lei; in terzo luogo i clienti ordinari che in una giornata erano al massimo tredici. Questa bambina è rimasta spesso incinta ed ha dovuto abortire più volte, spesso in condizioni terribili. Era come una bambina, una ragazza pura e semplice che amava moltissimo gli animali, ma non poteva tenere un cucciolo per più di qualche giorno, altrimenti il suo ragazzo l’avrebbe ucciso. Alla fine lei ha lasciato il suo ragazzo per un altro uomo che non era molto meglio di lui, un assassino, e poi non ne ho più saputo nulla.

Lei ha iniziato ad osservare il fenomeno della prostituzione in Cina all’inizio degli anni Novanta: a quali conclusioni è arrivato riguardo agli sviluppi e alle prospettive del fenomeno nel paese?

In Cina questo settore è ormai diffuso ovunque, si può trovare in ogni città, inclusa Pechino. Quando ho scritto i miei libri erano i primi anni Novanta, le persone di allora erano ancora piuttosto tradizionaliste e quindi era ancora possibile parlare con loro. Oggi questo fenomeno esiste ancora ad Hainan, così come esiste a Pechino e in ogni altra città del paese, senza eccezioni. Esso è stato regolarizzato e le persone che fanno questo lavoro gradualmente hanno smesso di provare vergogna, a differenza di quanto avveniva allora. Oggi non c’è più questa sensazione, si pensa che si tratti solamente di guadagnare qualche soldo, tutto qui. Se vai in un albergo di Pechino, nella hall siedono sempre molte ragazze: per loro questa è una professione. Ci si è in qualche modo avvicinati all’occidente, ma all’inizio non era così, quando le persone avevano ancora una morale e un senso della decenza. Ora tutto ciò non c’è più. Oggi i video e i cd erotici sono ovunque, sono diventati un affare alla luce del sole, non sono più un problema, non come all’inizio degli anni Novanta, quando eravamo appena usciti dalla società tradizionale ed eravamo ancora nuovi alla cosa. Se dovessi mettermi a registrare una cosa simile oggi, non lo farei mai, ma ora è dappertutto.

Dopo tutto questo tempo le ragazze in questione portano ancora i segni del loro passato oppure ora sono in grado di condurre una vita più o meno normale?

Dall’antichità ad oggi in Cina c’è un modo di pensare che non è mai cambiato: non importa che cosa fai, l’unica cosa importante è se tu hai soldi o meno. Si ride dei poveri ma non delle prostitute. Se tu sei povero, tutti si prendono gioco di te, ma basta che tu abbia dei soldi e puoi fare qualsiasi cosa senza che nessuno dica nulla. Quando sono andato ad Hainan l’ultima volta alcune ragazze avevano già due automobili, tre ville, un sacco di soldi e ritenevano di non avere assolutamente nulla di cui vergognarsi. I cinesi guardano ai risultati e non ai mezzi, a differenza degli stranieri. Il fatto che tu abbia guadagnato dei soldi è sostanza, se tu non guadagni dei soldi puoi parlare quanto vuoi ed è inutile. I cinesi sono un popolo che si dà da fare per raggiungere i propri obiettivi. Se nella loro famiglia c’è una sola ragazza che fa questo mestiere, i genitori assolutamente non si vergognano. Se guadagni dei soldi per la famiglia, se fai costruire una casa per loro, come possono parlare male di te? Sei una ragazza e allora presto o tardi sarai una persona di un’altra famiglia. Non importa con chi vai, non gli interessa.

Oggi quello della prostituzione può considerarsi un capitolo chiuso nel suo percorso personale ed artistico?

Questo argomento non può concludersi, l’argomento delle donne non potrà mai essere esaurito. Non sto dicendo che lo ho approfondito ad un punto tale che esso non ha più nulla da dirmi, sto solo dicendo che ora ho lavori più urgenti da fare, ad esempio quello riguardo al cambiamento delle zone meridionali della città di Pechino. Questo lavoro attualmente è più urgente e quindi per ora mi dedico ad esso. Poi c’è la possibilità che un giorno vi sia l’occasione di tornare su quell’argomento per un ulteriore approfondimento, ad esempio per conoscere la visione femminile del sesso, ma non è possibile ripetere il tutto rimanendo sempre sullo stesso piano. Ci sono sempre cose più pressanti. Attualmente c’è uno strato sociale, l’ultimo strato sociale di base nella società cinese, che sta per sparire, mentre gli abitanti di Pechino stanno gradualmente trasformandosi in cittadini. Recentemente ci sono stati alcuni incidenti che che dimostrano il risveglio della coscienza civica del popolo cinese, vale a dire che essi non sono già più uno strato sociale di base. In queste circostanze non dobbiamo trarre delle conclusioni su questo fenomeno sociale che sta per scomparire, e queste conclusioni sono molto importanti.

Un’ultima domanda. Chi sono i suoi lettori di riferimento?

Quando scrivo tutti i miei libri, chi è il lettore che ho in mente? Non sono le persone comuni, ma gli intellettuali della società e gli stranieri, ai quali voglio presentare il fatto che in Cina c’è una persona che si chiama Zhao Tielin che ha fatto una cosa che nel paese nessun altro ha fatto. Nel paese nessuno ha fatto quello che io ho fatto, nemmeno l’Accademia delle Scienze Sociali che mi ha invitato da loro a fare lezione per presentare il mio metodo di ricerca sul campo. Mi hanno onorato molto, ma nessuno di loro farebbe una cosa di questo tipo. Perchè? Perchè loro lavorano per lo Stato e prestano attenzione solo alle cose verso cui lo Stato prova interesse, non verso le cose per cui il popolo prova interesse.



(Una versione estesa di questa intervista, accompagnata da una mia premessa sul problema della prostituzione in Cina è disponibile cliccando qui)

1 commento:

  1. bello. qualche taglio e le foto e sarebbe perfetto
    baci.r

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